Circolo degli Artisti, Roma 23/09/2011
Iniziale, lieve, disappunto per il fatto che la gabbia per i fotografi è stata ulteriormente ristretta e che l’unico obiettivo che ho, adatto al sottopalco del Circolo degli Artisti, ogni tanto s’incastra e il fuoco, quando lo trova, è del tutto casuale.
Per le foto, pazienza, sarà quel che sarà, però, appena tornata a casa, sento che dovrò subito precipitarmi a scrivere.
La prima cosa: paghi quindici euro, più o meno, e per tutto il tempo sei felice in generale, ma soprattutto perché quelli sul palco si divertono più di te.
La seconda: mi dispiaccio che ci sia poca gente ma il disagio è solo mio perché loro sono lì a suonare e a chiacchierare come farebbero comunque nel garage di casa: “Formed a band / We formed a band / Look at us / We formed a band / […] / And yes, this is my singing voice / It’s not irony / And it’s not rock and roll / I’m just talking / To the kids”.
La storia di Eddie Argos, il front- man e cantante, a detta sua, è quella di un tizio con un talento musicale limitato che a un certo punto decide di voler andare a Top of the Pops. Forma un gruppo, ci scrive sopra una canzone e dà inizio alla storia degli Art Brut (Top of the Pops è un tema ricorrente nelle loro canzoni, tanto far nascere una petizione online per farli partecipare al programma, che nel frattempo è stato chiuso).
Insomma, gli Art Brut sono assimilati da NME ai Franz Ferdinand e ai Bloc Party, vivono e lottano insieme a noi dal 2003, cioè da quando un giornalista musicale mandò alla Rough Trade un mp3 con la loro prima hit (”Formed a band”, appunto), e, a oggi, sono l’unica band con dei franchise ufficiali in numero non quantificabile, ma pare addirittura prossimo a cento. La faccenda è in questi termini: Art Brut è una definizione inventata da un pittore francese per indicare l’arte spontanea, immediata, originale, fatta dalle persone senza formazione artistica specifica (che è una cosa molto punk, vista dal punto di vista musicale) e Argos ha pensato Art Brut poteva essere un nome adatto a molti gruppi, così che l’ha messo a disposizione di tutti quelli che vogliono servirsene. Questa specie di franchising ha fatto nascere tanti Art Brut-figli che, oltre ai loro pezzi, possono tranquillamente suonare e incidere le canzoni degli Art Brut-padri.
A oggi gli Art Brut (padri) hanno infilato tre dischi, più il recentissimo “Brilliant Tragic!”. Gli ultimi due LP vantano addirittura la produzione di Franck Black dei Pixies (che è, dichiaratamente, un fan della prima ora). I loro pezzi non sono niente di nuovo sotto il sole (l’ha detto Argos, di avere capacità musicali limitate), ma sono diretti, sinceri, energici, punk, wave, brit pop, la schiettezza è la loro cifra distintiva sono. Per gli ultimi, nei giri di basso si sente un certo influsso dei Pixies (mi suggeriscono).
Quello che smaniavo di raccontare (e che non so se saprò spiegare) mentre ci beavamo, increduli, dello spettacolo, è che un gruppo con il front-man con le fossette e i sopracciglioni che nelle canzoni racconta i fatti suoi, il chitarrista con le bretelle (quelle che si abbottonano ai pantaloni) che fa continuamente le facce, il batterista che suona all’impiedi e non smette un secondo di ridere, la bassista timida che il roadie ci aveva chiesto, per favore, di non fotografare… insomma, un gruppo così non può che essere un gruppo di amici tuoi!
Che i testi delle canzoni (ex-ragazze, alcool, figuracce), siano autobiografici, è cosa da costantemente confermata e argomentata. Argos è uno che, per esempio, si è lamentato esplicitamente delle inesattezze della pagina di Wikipedia a lui dedicata (troppo povera, troppi pochi cenni ai suoi interessi extramusicali), che ha spiegato che Emily Kane, uno dei primi singoli di successo, è esattamente il nome della ragazza che aveva a 15 anni ( i due si sarebbero pure rivisti dopo la pubblicazione del singolo, insieme al fidanzato di lei) e che il testo di Bad comedian nell’ultimo disco si riferisce al nuovo ragazzo idiota di una sua ex-fidanzata. E se questo non fosse già abbastanza, da dire che l’abbiamo visto saltare la corda col microfono, scendere tra il pubblico a chiacchierare mentre la bassista si estenua in un interminabile giro di basso d’accompagnamento e il roadie fa più volte per ritirarlo indietro strattonandogli il filo. L’abbiamo visto poi risalire su facendo non poca fatica a sollevarsi e sentito infine ringraziare il gruppo di fan sfegatati che lo acclama dicendo a tutti gli altri: “E’ che loro sono miei parenti!”.
Eddie Argos is my friend è il grido che si leva a richiamarli sul palco per il bis (che concedono, ovviamente, senza tanti complimenti) e lui, grato, nel salutare ci tiene a specificare che “I’m your friend, I’m your friend, and your friend, and your friend….”
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(testo e foto di Angelamaria Fiori)
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I loro concerti sono eccezionali! Li ho visti quattro volte, peccato che in questo ultimo tour non sono riuscito a vederli…Una precisazione però: il gruppo ha inciso quattro album e non tre!
GRAZIE VINCENZO E BUONA MUSICA, HO VISTO DAL TUO BLOG CHE NE SEI APPASSIONATO…
VOLO A CORREGGERE LA PICCOLA IMPRECISIONE…
ops….devo rendere merito alla nostra reporter… 🙂
nessuna imprecisione: ” hanno infilato tre dischi, più il recentissimo “Brilliant Tragic!”. ”
i conti tornano…3+1=4
😉