Amiche per L’Abruzzo: l’agenda setting del Presidente

Casualmente nel pomeriggio del 21 giugno 2010 ci ritroviamo a passeggiare per le strade del centro storico dell’Aquila, o forse dovremmo dire quel che ne rimane del centro visto che dopo più di un anno è stato aperto a pubblico un solo varco mentre le sue mura sono ancora tristemente imbragate, ferme alla notte del 6 aprile 2009.

Arrivati a piazza Duomo verso le sette e mezza ci imbattiamo nei preparativi per un’evento importante, a quanto pare: a coprire la tenda abitualmente adibita a punto d’incontro cittadino è stato piazzato un’enorme schermo, due torri di impalcatura a sorreggere le luci, un palco con sei sedie bianche incelofanate rigorosamente con marchi Mediaset, palco per la regia, area fonici, camper, generatori, cavi, transenne.
Chiediamo incerti a due uomini che stanno lavorando cosa ci propone la serata e scopriamo che sta per partire una diretta su canale cinque.

Sappiamo che il giorno successivo il sindaco Cialente ha programmato una conferenza stampa con tutti i direttori delle testate giornalistiche di carta stampata e televisive. Li porterà tra le vie del centro cittadino per spiegare loro quale è lo stato di avanzamento dei lavori nella città.
Così a seguito della censura della manifestazione dell’Aquila del 16 giugno scorso non possiamo non chiederci:
“Perché Canale Cinque si trova in piazza Duomo il giorno precedente al vero evento e con un tale spiegamento di forze? Con quale percentuale domani queste truppe saranno ancora qui per partecipare alla conferenza stampa?”
Visto il clima mediatico che spira, questo evento stranamente mondano in un luogo a cui di mondano è rimasto ben poco, ci sembra assai sospetto.
C’è puzza di propaganda quando l’agenda setting viene determinata direttamente da chi detiene il potere in via uniforme e preventiva.
Non possiamo perderci lo spettacolo. Decidiamo di tornare più tardi a guardare dal vivo.

Prima di uscire nuovamente di casa accendiamo la televisione per non perderci l’inizio della trasmissione.
Ore 21.30 su canale cinque inizia lo Speciale di Matrix “Amiche per l’Abruzzo”, un’intera serata per rievocare il concerto organizzato da Gianna Nannini, Fiorella Mannoia, Laura Pausini, Elisa e tante altre cantanti un anno fa per aiutare le terre disastrate dal sisma.

Dopo un anno il mondo dei media rincontra se stesso per autocelebrare la propria magnanimità.

In studio troviamo un Alessio Vinci dal sorriso smagliante, le cantanti organizzatrici, sono stati allestiti due palchi uno in diretta dall’Aquila, uno da Milano con tutte le altre cantanti chiamate a fare da spalla.

Verso le 22 il primo collegamento con piazza Duomo.
Ivana Spagna racconta il suo sconcerto nell’arrivare all’Aquila: “Incredibile, io credevo di trovare un albergo e quando sono arrivata qui invece mi sono resa conto che non c’era niente!” E ancora: “L’Aquila non esiste più, è una città morta (…) Venite a vederla con i vostri occhi!”
Dopo aver concluso il suo intervento su l’immagine di un cane bisognoso di coccole e lo sguardo di un bambino privato della sua infanzia, sconvolta la cantante scoppia in lacrime mentre la presentatrice imbarazzata passa la linea allo studio di Milano. Il prestigiatore Alessio Vinci con un colpo di testa si appresta a glissare rapido da un momento drammatico a un altro pezzo del concerto.
E’ ora. Spegniamo il televisore e decidiamo di partire alla volta del centro.

Non troviamo alcuna difficoltà di parcheggio, dopo aver lasciato l’auto attraversiamo il giardino della Villa Comunale a piedi e ci avviciniamo al varco di Corso Federico II. Ma quando arriviamo davanti alla camionetta dell’esercito che dal 6 aprile 2009 ivi staziona, gentilmente e inesorabilmente non ci viene permesso di entrare.
Pare che l’ingresso fosse concesso solo fino alle 22, e ahimé, sono le 22.30.
Noi chiediamo spiegazioni: come, normalmente il centro è aperto fino alle 11 e stasera che c’è una manifestazione lo chiudono prima? E le persone che sono dentro? Con quale autorità ci veniva negato di entrare?
Un’ordinanza invisibile del prefetto ne motivava a quanto pare la ragione.
Il centro era chiuso dalle 22.30, la gente già dentro sarebbe stata fatta defluire a partire dalle 00.30.

Questa spiegazione non ci convince affatto, quindi decidiamo di provare ad entrare da qualche altro varco. Una volta giunti di fronte al secondo picchetto ci viene di nuovo imposto l’alt.
L’ingresso è possibile, ci dicono, ma dalla via principale.
Noi allora rispondiamo:“Ah sì? E fino a che ora?”
“Almeno fino alle 23… o le 24, credo.”
“Bene, sono le 22.30, perché allora dall’ingresso principale non ci hanno fatto entrare?”
Sul volto dei due militari si dipinge l’imbarazzo e la sorpresa, con un sorriso ci dicono:“Ah, sì, forse…. A volte chiudono prima….”
E noi allora incalziamo: “Come mai in una serata in cui al centro c’è la TV nazionale non ci viene concesso di entrare? Non vi sembra un’assurdità!?”

I due militari ci sorridono annuendo non potendo non confermare le nostre presupposizioni.
Qui c’è puzza di regime mediatico, del solito studio blindato preparato a tavolino.

Ritorniamo dunque all’ingresso dove nel frattempo, richiamati dalla popolarità del grande schermo si sono già raggruppati un manipolo di cittadini, incuriositi, stupiti e anche un po’ irremovibili di fronte all’idea di non poter entrare nel loro centro storico quando nello stesso momento viene invece concesso a chiunque dalla propria casa di entrarci in diretta nazionale. Allora ci appostiamo e cominciamo a fare fotografie, in attesa che succeda qualcosa.

Diverse persone si avvicinano chiedendoci spiegazioni: qualcuno protesta, altri telefonano. Addirittura tra le risposte ricevute al perché il centro fosse interdetto ci siamo sentiti dire: “Non hanno bisogno di voi.”

Ne siamo certi, l’Aquila che deve essere vista è un’Aquila sì ricostruita, ma in studio TV.
Al massimo qualche stacco su un volto di bambino triste.

Arrivano altre camionette, polizia municipale, tra le persone anche altri ordini in borghese.
Dopo un quarto d’ora di contrattazioni infine un rappresentante della polizia municipale si assume la responsabilità di far entrare i cittadini nella loro città.

In testa al corteo ci apprestiamo a raggiungere la Piazza lungo il viale puntellato e quando arriviamo lo spettacolo che ci si para davanti è abbastanza triste: nonostante le luci da stadio sparate a giorno (smarmella tutto, smarmella! Ndr) piove in piazza Duomo, il programma TV è scadente, la serata prosegue tra un brano del concerto, lo sciacallaggio mediatico sulle tragedie private e tante belle dosi di buonismo in guepierre.

Le ospiti dal vivo appaiono piccole e infreddolite sotto la pioggia battente, sui quei pochi sgabellini bianchi che non bastano a dare celebrità a tutte. Il pubblico nella piazza le guarda allibito.

Non serve lo sguardo di una lince per accorgersi subito che più della metà delle presenze sono gli stessi membri appartenenti alle forze dell’ordine. Guardie municipali, Polizia, Vigili del Fuoco, Carabinieri, poliziotti e finanzieri in borghese. Altri individui sembrano muoversi in modo tanto sospetto da farci chiedere se per l’evento si siano scomodati anche i servizi segreti.

Incredibile, a un anno dal terremoto l’Aquila è ancora la città più militarizzata d’Italia. Con uno scarsissimo successo, aggiungiamo, visto che tutte queste forze non hanno saputo neanche coordinarsi nell’ adottare per la serata una linea di condotta condivisa.
All’appello manca solo la Protezione Civile, anche se quella è in diretta telefonica, chiara e tonda con Luca Spoletini, il suo portavoce, che non perde tempo a zittire Cialente dopo il suo intervento, smorzandone i toni polemici da lui per primo aizzati con l’obiettivo di stigmatizzarlo nel ruolo dell’agitatore di lagnanze inopportune. Se la cantano e se la suonano, non c’è che dire.

L’intervento del Sindaco sulla situazione aquilana, il pianto di Spagna o il tentativo della Nannini di tirare fuori la censura operata dai TG sulla manifestazione del 16 giugno non sono che dei sassolini gettati in un mare profondo. Tali obiezioni, infatti, puntualmente dirottate con una rimozione in tronco della conversazione o con qualche altra rozza tecnica retorica, non sembrano sortire altro effetto che dimostrare in diretta nazionale la democraticità del nostro Premier, tanto magnanimo da concedere a SUOI dipendenti, nelle SUE reti di parlare male del SUO operato.
Tra l’altro come poter biasimarlo, non si sputa nel piatto in cui si mangia.
Non ci si può affrancare da colui che ci paga lo stipendio mentre stiamo contando i soldi.
Sicuramente molte delle protagoniste della serata hanno agito in buona fede, ma hanno evidentemente peccato di presunzione.

Tali manifestazioni non dovrebbero neanche venire concesse, tanto di cattivo gusto, soprattutto alla luce della consapevolezza da parte delle star avvezze alle regole del jet set, che con tutta certezza non si può che finire strumentalizzati.

Sotto lo sguardo attento delle telecamere, nelle case degli italiani anche stasera lo scenario aquilano si conferma passerella mediatica.

Con una premessa del genere questa storia non può concludersi qui.
Domani parteciperemo alla conferenza stampa.

(Una collaborazione ViridianaSnap TheWorld)

Link utili:

(a cura di Valeria Frangiolini e Mirko Simeoni )

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1 thought on “Amiche per L’Abruzzo: l’agenda setting del Presidente”

  1. Bravissime grazie perl’articolo… Complimenti!
    Il contributo di NotitiAE al linK:
    http://notitiae.wordpress.com/2011/01/12/%E2%80%9Ccroce-e-delizia-tour%E2%80%9D/

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